Oncoguida e tumore dell’ovaio

Il
tumore dell’ovaio o carcinoma ovarico insorge quando le cellule dell’ovaio crescono e si dividono in modo incontrollato.
In Italia sono circa
37.000 le donne che convivono con questo tumore, che colpisce circa
5.200 donne ogni anno ed è al
decimo posto tra tutti i tumori femminili, costituendo il
3% di tutte le diagnosi di tumore. È più frequente nella popolazione caucasica, nei Paesi dell'Europa nord-occidentale e negli USA, mentre è molto meno frequente nei Paesi asiatici, africani, sudamericani.
Il tumore ovarico ha un
tasso di mortalità molto alto, con una sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi pari a circa il 40%. L’alta mortalità è attribuibile a molti fattori, tra cui: una sintomatologia aspecifica e tardiva e l’assenza di strategie di
screening validate che consentano di effettuare una diagnosi precoce (eccetto per le donne con alterazioni dei geni BRCA1 e BRCA2). Circa il
75-80% delle pazienti presenta, infatti, al momento della diagnosi una
malattia in fase avanzata.
Tra le
condizioni di rischio maggiormente correlate allo sviluppo del cancro ovarico si annoverano:
fattori endocrini (nulliparità, infertilità, prima gravidanza a >35 anni) legati alla stimolazione ovarica,
fattori familiari (storia familiare positiva per carcinoma ovarico o pregresso tumore colico, endometriale o mammario)
e genetici, legati alla presenza di un’alterazione di uno tra i due geni
BRCA1 e
BRCA2, che predispongono ad un rischio incrementato di sviluppo di tumori ovarici, mammari ed altre neoplasie.
I tumori dell’ovaio possono essere di
tre diversi tipi:
- I tumori epiteliali originano dalle cellule epiteliali che rivestono la superficie delle ovaie. Essi costituiscono più del 90% delle neoplasie ovariche maligne;
- I tumori germinali originano dalle cellule germinali (quelle che danno origine agli ovuli). Essi rappresentano il 5% delle neoplasie ovariche maligne, sono pressoché esclusivi dell'età giovanile e sono differenziabili dagli altri tumori maligni dell'ovaio perché producono marcatori tumorali riscontrabili nel sangue (come l'alfaproteina o la gonadotropina corionica), diversi da quelli prodotti dai tumori di origine epiteliale.
- I tumori stromali originano dallo stroma gonadico (tessuto di sostegno dell'ovaio). In teoria costituiscono un gruppo facilmente diagnosticabile, dato che alla sintomatologia comune a tutti i tumori ovarici si uniscono effetti ormonali (ovvero legati ad una eccessiva produzione di ormoni sia femminili sia maschili, perché parte delle cellule è in grado di produrre testosterone). La maggior parte di questi tumori sono caratterizzati da una bassa malignità. Essi rappresentano il 5% delle neoplasie ovariche maligne.
Trattamento
Nelle pazienti con tumore in
stadio iniziale la
chirurgia è curativa nel 70% dei casi ma, in considerazione del rischio di recidiva del 25-30%, in molti casi trova indicazione un
trattamento chemioterapico adiuvante utilizzando il
regime di combinazione carboplatino/paclitaxel.
Nel carcinoma ovarico in
fase avanzata la
chirurgia, quando radicale, rappresenta il trattamento di elezione. L’assenza di residuo tumorale postchirurgico è considerata un fattore prognostico indipendente e strettamente correlato ad una sopravvivenza prolungata. Questa condizione sottolinea l’importanza per le pazienti di afferire a
centri oncologici ad elevata esperienza chirurgica nel trattamento di questa neoplasia.
Per le
donne non candidabili a trattamento chirurgico radicale, una valida alternativa terapeutica è data dall’inizio di un
trattamento chemioterapico neo-adiuvante con il
regime di combinazione carboplatino/Paclitaxel, seguito da chirurgia d’intervallo e dal completamento della chemioterapia per complessivi 6 cicli.
Nonostante il miglior trattamento chirurgico e la chemioterapia, attualmente, circa il
70% delle pazienti con carcinoma ovarico in stadio avanzato va incontro a
recidiva entro i primi due anni. Recentemente sono stati approvati, negli stadi avanzati di tumore ovarico, alcuni farmaci come
terapie di mantenimento, contribuendo al miglioramento dell’efficacia della chemioterapia di prima linea.
Prevenzione
Non esistono, al momento, programmi di screening scientificamente affidabili per la prevenzione del tumore dell'ovaio. Nonostante ciò, alcuni studi hanno dimostrato che una
visita annuale dal ginecologo che esegue la palpazione bimanuale dell'ovaio e l'
ecografia transvaginale di controllo possono facilitare una diagnosi precoce.
Alcuni studi hanno tentato di utilizzare per un programma di screening sulla popolazione sana un marcatore presente nel sangue, il
CA125 che non risulta però affidabile perché troppo poco specifico. Questo marcatore è invece molto utile per monitorare l'eventuale ripresa della malattia in persone già curate per un tumore ovarico.
Dove curarsi?
Quali sono le altre strutture ospedaliere a cui rivolgersi se si dovesse avere un tumore dell’ovaio? Trovare questa informazione può non essere semplice, ci si affida al passaparola, al consiglio del medico, all’esperienza personale, ecc. Una alternativa è invece
Oncoguida, il portale online che comprende tutte le strutture che trattano le diverse patologie oncologiche e le classifica sulla base del numero di interventi svolti. I dati utilizzati per la classificazione dei “
centri ad alto volume di attività di chirurgia oncologica” si basano sulle schede di dimissione ospedaliera del Ministero della Salute del 2016.
Dunque, a quali strutture rivolgersi per trattare il tumore dell'ovaio?
I primi tre centri per affidabilità si trovano a
Roma e
Milano. Per sapere quali sono tutte le strutture e il numero di interventi che eseguono,
visita la pagina.
Fonti e approfondimenti
AIOM
AIRC
Autore:
PKE Group
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