Era il 16 aprile del lontano 1943 quando Albert Hofmann, scienziato svizzero, scoprì gli effetti allucinogeni del LSD. Grande studioso della chimica di piante e animali, Hofmann fece importanti ricerche sull’acido lisergico, il principale principio attivo alcaloide della Claviceps purpurea, fungo parassita che cresce sulla segale. Gli studi lo portarono, nel 1938, a sintetizzare lo LSD-25. Cinque anni dopo, ripetendo la sintesi della sostanza ormai quasi dimenticata, lo scienziato scoprì gli effetti psichedelici dello LSD, dopo che una piccola quantità della sostanza gli cadde sulla mano durante un esperimento di laboratorio provocandogli irrequietezza e una leggera vertigine. Decise così, il 19 aprile, di assumere 250 µg di LSD, sperimentando effetti molto più intensi dopo soli 40 minuti. Gli studi proseguirono e Hofmann pubblicò tutte le sue scoperte, rendendole così pubbliche al mondo scientifico. Tra l’altro, poiché Hofmann morì nel 2008 a 102 anni non sembra che quei 250 µg di LSD siano stati troppo pericolosi: quantomeno per lui, perché sono centinaia i “case report” nella letteratura medico legale su morti violente dovute agli effetti allucinogeni e distorsivi della realtà del LSD (“so volare come Icaro” e si buttò dalla finestra).
Lo LSD (dietilammide-25 dell'acido lisergico) è una fra le più potenti sostanze psichedeliche conosciute: una dose di soli 25 µg può causare modeste ma percebili alterazioni della percezione e dell’umore per più di 10 ore (almeno una sessantina di microgrammi sono richiesti per il classico “trip” stile Woodstock anni ’60). Generalmente, lo LSD non causa allucinazioni in senso stretto ma amplificazione delle sensazioni e delle emozioni e distorsioni della percezione della realtà.
Pur se sperimentata in ambito psichiatrico e psicoterapeutico, specie nel trattamento della depressione e dell'ansia, a oggi non ha alcun uso medico accettato. È una sostanza illegale e controllata al pari di altri stupefacenti e il suo utilizzo è in ribasso da alcuni decenni per il suo costo relativamente elevato rispetto, per esempio, ai nuovi pericolosissimi derivati anfetaminici completamente di sintesi facilmente prodotti anche in un sottoscala: coltivare la segale cornuta, parassita della segale, non è facile come coltivare piantine di marijuana e la sintesi chimica completa è complessa.
L’illegalità non è tuttavia il destino di tutte le droghe allucinogene. Il consumo di marijuana è ora legale anche in Italia purché le concentrazioni del suo principale principio attivo, il tetraidrocannabinolo (THF), siano molto ridotte, inferiori al limite legale dello 0,6% (secondo uno studio italiano, il contenuto nel 2013 di THF nell’erba smerciata illegalmente in Veneto era del 9,5% — Zamengo L et al. Drug Test Anal 2015; 7(3):255-8). Soprattutto, dal 2016, l’Italia ha avviato la produzione nazionale di cannabis per uso medico presso lo Stabilimento Chimico-Farmaceutico Militare di Firenze in collaborazione tra i ministeri della salute e della difesa con il marchio Cannabis FM-2. Il prodotto contiene il 5-8% di THC e il 7,5-12% del secondo principio attivo della Cannabis sativa, il cannabidiolo (CBD).
Secondo il DM 9/11/2015, le indicazioni per la prescrizione di cannabis a uso medico in Italia sono il dolore cronico e il dolore associato a sclerosi multipla e a lesioni del midollo spinale; la nausea e il vomito causati da chemioterapia, radioterapia e terapie per HIV; lo stimolo dell’appetito nella cachessia e nell’anoressia e la perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da AIDS e nell’anoressia nervosa. Altre indicazioni riguardano l’effetto ipotensivo nel glaucoma e la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles de la Tourette: in ogni caso, per tutte le indicazioni, solo quando le terapie convenzionali si siano dimostrate inefficaci.
Le figure professionali che possono sfruttare questo tipo di sostanze sono gli specialisti di terapia del dolore. In Italia, secondo Atlante Sanità, il database che conta oltre 1,3 milioni di anagrafiche, circa 62.000 sono i professionisti della salute che hanno interessi digitali verso la terapia del dolore.
Fonte: Wikipedia