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2020 - 2021: anni decisivi per la trasformazione digitale nel Pharma

2020 - 2021: anni decisivi per la trasformazione digitale nel Pharma Quello del pharma è uno dei settori a maggiore impatto sulle persone e sulla società, che nel 2020 ha conosciuto un’accelerazione e una trasformazione digitale senza precedenti ed il 2021 non è stato da meno! Tra i tanti aspetti che sono cambiati di sicuro uno degno di nota è la nuova relazione tra pazienti e professionisti della salute.

Lo chiamano darwinismo digitale e succede quando persone e tecnologia vanno talmente veloci, da non lasciare scampo alle aziende. La pandemia ha accelerato l’utilizzo di internet da parte dei cittadini, per informarsi sulla propria salute, ma anche dei medici, che fanno sempre più ricorso alla telemedicina nell’interazione con il paziente.

Sia gli specialisti che gli MMG iniziano a riflettere sull’utilizzo della tecnologia – in particolare di chatbot e di app – per il monitoraggio (anche a scopo preventivo) della salute dei pazienti. Alcuni consigliano esplicitamente l’uso di specifiche soluzioni, in particolare per migliorare l’attività fisica, monitorare i parametri fisici oppure anche solo ricordare di prendere un farmaco.

In generale l’80% degli utenti che fanno uso di social media è alla ricerca attiva di informazioni sulla salute; un numero che in Italia sale all’88% secondo le statistiche 2017 di AIOM. Stando a Google Health, il 7% circa delle ricerche giornaliere su Google riguarda la salute, equivalenti a 70.000 query per minuto: più di 100 milioni al giorno: la maggior parte delle parole chiave cercate su Google iniziano con la keyword “sintomi”. Una delle categorie di utenti più attive in questo senso è quella dei pazienti affetti da patologie croniche come diabete, cancro e malattie cardiovascolari.

Proprio l’uso del web da parte dei pazienti rappresenta quindi un elemento positivo: Dottor Facebook e Dottor Google permettono infatti di ottenere più informazioni in meno tempo e accelerare alcune fasi del patient journey. Le piattaforme esercitano un’influenza diretta sulla decisione del paziente di orientarsi verso un secondo parere o potenziali alternative terapeutiche. Stimolando però a volte la ricerca ossessiva di malattie tramite la rete, dando vita a un disturbo psicologico chiamato cybercondria – la versione tecnologica dell’ipocondria.

D’altra parte, proprio la costante attività per cercare informazioni sulla nostra salute, espone noi e l’HCP a diverse problematiche che hanno il nome di fake news, disinformazione, echo chamberNel 2020, la Polizia Postale ha riscontrato un aumento 436% di fake news in rete. Lo stesso Google ha deciso di mettere un freno a questa pratica, mostrando diagnosi ed eventuali patologie in apposite schede localizzate direttamente all’interno dei risultati di ricerca, e sottolineando allo stesso tempo che in nessun caso queste indicazioni sostituiscono il consulto specialistico e la visita clinica o medica.


L’HCP come leader del cambiamento

 Cosa fare (o meglio non fare) di fronte a questa ondata digitale?

“I medici assumono un atteggiamento di lesa maestà quando il paziente arriva al loro cospetto con le ipotesi di patologie raccolte su internet, manifestando ironico sarcasmo, ignorando che ormai sono oltre l’88% (dati Censis) gli italiani che cercano la causa dei propri malesseri su internet, il 44% dei quali ritiene che cercare questo tipo di informative in rete sia poco o per niente rischioso, e quasi 1 su 2 si affida ai primi risultati dei motori di ricerca senza accertarsi della veridicità delle fonti.”

Un articolo di Pfizer for Professionals afferma che oggi è proprio il professionista della salute a dover rappresentare una guida per i propri pazienti non solo scientifica ma anche nell’uso delle nuove tecnologie in campo sanitario, e non il contrario.

Se ben utilizzato, il web si rivela un alleato prezioso anche per l’HCP.
  • L’88% dei medici effettua online le proprie ricerche sui farmaci o sui medical device.
  • I video di YouTube sono un metodo eccellente per imparare nuove tecniche o insegnarle ad altri professionisti.
  • Altre piattaforme professionali come LinkedIn e ResearchGate possono diventare luoghi di incontro online per gli operatori sanitari dove imparare dai colleghi, discutere delle sfide in campo clinico e perfino coordinare le interazioni di un team multidisciplinare.
 
Autore:

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